
Il Belvedere di San Gennaro, simbolo di pace e bellezza, si è trasformato in luogo di denuncia. Un cartello con la scritta “Vietato fa l’omm e merd” – che in italiano suona come “Vietato fare l’uomo di merda” – è stato affisso nel punto dove, sabato notte, la 26enne Gaia Caputo è stata aggredita dal suo ex compagno. Accanto, un verso della cantante Nina: “Sò figlia d’a tempesta e nun me ponn ncatenà”, a evocare la forza della giovane.
Dietro il gesto, un gruppo anonimo già noto in città per iniziative simboliche. Stavolta, però, il messaggio è crudo e potente: una risposta all’orrore vissuto da Gaia e a tutte le violenze taciute.
La giovane, sopravvissuta a un tentato omicidio, è stata picchiata e trascinata in auto dal suo ex e due complici. Ha trovato il coraggio di chiamare il padre col telefono dell’aggressore. I tre, presi dal panico, l’hanno gettata fuori dall’auto. Ferita ma lucida, Gaia ha chiesto aiuto a un passante. L’ex è stato arrestato, ma la ferita più profonda resta la paura.
Quel cartello, ora, parla per lei e per tante. È un grido di resistenza, un invito a non tacere. Pozzuoli ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. E Gaia, con la sua forza, diventa simbolo di una lotta che non può più aspettare.