Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli, è stato il primo ospite della nuova rubrica lanciata sul canale YouTube del club azzurro dal nome “Drive&Talk”. Tanti i temi toccati dal terzino classe ’93, a cominciare dalla sua routine: “Sveglia presto, porto Azzurra a scuola e poi vado diretto al campo per l’allenamento. A casa ci siamo pochissimo per ritiri, partite e quant’altro, quindi quando ci sono cerco di stare coi miei figli per giocarci insieme. Ti portano via tante energie, ma alla fine lo fai lo stesso: stare con loro è la cosa più bella che c’è. Quando ti nasce un figlio la vita cambia, vivi più per loro che per te”.
Cosa significa essere capitano del Napoli? “Questa fascia l’ha portata il più grande di tutti, quindi è una responsabilità in più. Spalletti decise di darla a me l’anno in cui ci furono tutte quelle partenze e ho cercato da subito di rappresentare al meglio i miei compagni. Devi essere pronto a tutto e gestire tante cose, però mi piace e spero che i ragazzi siano contenti di me. Quando Spalletti mi ha fatto capitano la cosa più bella è stata ricevere l’approvazione dei miei colleghi e amici, anche di chi era qui da più tempo: vuol dire che mi stimano come persona”.
Come gestisci le critiche? “Prima le vivevo con difficoltà, ora no. Ormai c’è gente che lo fa apposta per prendersi tre minuti di visibilità, per questo leggo poco e sono tranquillo. Le critiche ci stanno e uno deve essere bravo ad andare avanti perché questo è uno sport che ti porta tante pressioni. Quello che sta diventando brutto è che dopo una partita fatta male ti offendono la famiglia e i figli, lì si va oltre rispetto alla classica critica costruttiva del tifoso. Non è giusto dire certe cose per una partita di calcio che non è andata come speravi”.
Ti ha aiutato fare tanta gavetta? “Assolutamente si, mi ha fatto crescere come calciatore e persona. L’ultimo giorno di mercato sono andato dal Matera all’Empoli e avevo 25 anni, quindi ero già oltre come età per un calciatore. Poi abbiamo vinto il campionato e sono andato in A, infine è arrivato il Napoli. Mi rivedo in Sinner, come lui ho avuto genitori che non mi hanno mai fatto pressioni. Mi ha colpito molto il discorso che ha fatto dopo la vittoria agli Australian Open, dove ha detto che i suoi genitori gli avevano permesso di prendere le sue decisioni e fare i suoi sbagli. Spesso la rovina di un ragazzo sono i genitori che vogliono decidere per lui ogni aspetto della sua vita”.
Si fa il Fantacalcio tra i calciatori? “Sì, si fa. Lo faccio con un mio amico, ma fa tutto lui: a me piace solo fare l’asta, mentre lui si occupa della formazione e di tutto il resto. Se mi sono preso? Sì, certo. All’asta con i miei amici metto sempre le mani avanti, ma alla fine mi prendo sempre… e mi fanno pagare pure tanto! (ride, ndr). Ma almeno così mi posso schierare”.