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Campi Flegrei, le parole del geofisico dalla California: “Si può vivere in quell’area, ma con le giuste precauzioni”

Geofisico puteolano e direttore del Laboratorio di Fisica delle Rocce e Geomateriali presso la Stanford University, spiega alcune tematiche riguardante la situazione in corso ai Campi Flegrei

La situazione ai Campi Flegrei continua a destare preoccupazione e a spiegare il momento attuale ci ha pensato Tiziana Vanorio, geofisico puteolano e direttore del Laboratorio di Fisica delle Rocce e Geomateriali presso la Stanford University in California. A detta sua, un’ipotetica soluzione potrebbe essere quella di prosciugare i pozzi realizzati dall’Agip negli anni ’80 in località San Vito. Secondo lo scienziato, l’effetto generato nel sottosuolo sarebbe simile a quello di una ‘pentola a pressione’, rappresentato da un serbatoio geotermico confinato che viene riscaldato dalla camera magmatica che ha la funzione di bruciatore.

“I Campi Flegrei sono un campo geotermico oltre che vulcanico. Il sollevamento e la successiva subsidenza tipici dei fenomeni bradisismici, la sismicità superficiale tra uno e quattro  km di profondità e i dati di tredici pozzi realizzati negli anni ’80 sembrano tutti indicare che il fenomeno va interpretato considerando il serbatoio geotermico, che si ricarica lentamente nel tempo. Come in tutti i campi geotermici, il ‘carburante’ del sistema è l’acqua meteorica, che si infiltra e si accumula ne sottosuolo”.

Spostando le attenzioni sulle cause che sono alla base del fenomeno sismico, la Vanorio spiega: “Negli ultimi venticinque anni, le tomografie sismiche effettuate, i dati provenienti dai pozzi e la caratterizzazione dei carotaggi prelevati in profondità ci hanno indicato la presenza di una roccia porosa, una sabbia consolidata, che funge da serbatoio geotermico e trattiene al suo interno l’acqua di infiltrazione meteorica ovvero il ‘carburante’ del sistema. Al di sopra, una di copertura agisce come coperchio, composto da una pozzolana consolidata fibrosa, con ben note capacità cementizie, che le permettono di deformarsi notevolmente la roccia. A circa 7-8 km di profondità – spiega lo scienziato – una massa magmatica svolge il ruolo di bruciatore, fornendo il calore”.

Concludendo sulle possibilità di vivere nei Campi Flegrei, lo scienziato afferma: “Noi nei Campi Flegrei possiamo continuare a vivere prendendo le opportune precauzioni”.

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