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Nel mese di gennaio 2025 sono stati registrati 319 terremoti nei Campi Flegrei, con una magnitudo massima di 3.3, un incremento rispetto ai 273 eventi registrati a dicembre 2024. Di questi, 37 si sono verificati all’interno di 4 sciami sismici localizzati principalmente tra Pozzuoli e la Solfatara. Questo è quanto emerge dal bollettino mensile dell’Osservatorio Vesuviano.
Nel dettaglio, 169 terremoti (circa il 52,98%) hanno avuto una magnitudo tra 0 e 1.0, mentre 26 eventi (8,15%) sono stati tra 1.0 e 2.0. Cinque scosse (1,57%) hanno avuto magnitudo tra 2.0 e 3.0 e un evento (0,31%) ha superato la soglia di 3.0.
Per quanto riguarda il sollevamento del suolo, dal mese di aprile a luglio 2024 la velocità media nella zona di massima deformazione è stata di circa 20±3 mm/mese, alla stazione GNSS di Rione Terra (RITE). A partire da agosto, si è osservata una riduzione della velocità di sollevamento, che è scesa a circa 10±3 mm/mese. Il sollevamento totale da inizio fase di unrest (2006) ammonta a circa 132,7 cm, mentre da gennaio 2024 è stato di circa 16,5 cm.
Le temperature superficiali massime acquisite dalla rete di telecamere IR alla Solfatara e nell’area di Pisciarelli hanno mostrato valori stabili con lievi oscillazioni. Un’analoga stabilità si è registrata nell’area di Agnano-via Antiniana, sebbene si noti una lieve diminuzione delle temperature in quest’ultima zona. I dati ottenuti dalle termo camere mobili in vari punti dei Campi Flegrei confermano andamenti piuttosto stabili.
Per quanto riguarda la composizione delle fumarole e i parametri monitorati, questi continuano a indicare il persistere di un trend pluriennale di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale, raggiungendo il massimo nel luglio 2020 e successivamente invertendosi fino ai primi mesi del 2022, quando è iniziato un nuovo aumento tuttora in corso.
Infine, il flusso di CO2 diffuso dal suolo nell’area della Solfatara nel mese di ottobre 2024 è stato di circa 4000 t/d, in diminuzione rispetto ai 5000 t/d registrati nel mese precedente. In generale, non si evidenziano segnali che suggeriscano evoluzioni significative a breve termine. Il monitoraggio dell’area flegrea resta quindi al livello di allerta “Giallo”.