Oggi, 2 gennaio 2025, si è spento all’età di 80 anni Aldo Agroppi, una delle figure più iconiche del calcio italiano degli anni ’60 e ’70. La sua morte è avvenuta presso l’ospedale di Piombino, la città natale che lo aveva visto crescere calcisticamente. Agroppi era stato ricoverato nei giorni precedenti a causa di una polmonite bilaterale. La sua carriera, lunga e ricca di successi, è stata un cammino di passione, dedizione e amore per il calcio, che lo ha reso una figura di riferimento non solo per il Torino, ma per tutto il panorama calcistico italiano.
Un’icona granata: il Torino e l’esordio in Serie A
Cresciuto nelle giovanili del Piombino, Aldo Agroppi fece il suo ingresso nel grande calcio all’inizio degli anni ’60, passando per il Genoa, la Ternana e il Potenza, prima di approdare definitivamente al Torino nella stagione 1967-1968. Il debutto in Serie A, avvenuto il 15 ottobre 1967 in un match contro la Sampdoria, segnò l’inizio di un’era che avrebbe visto Agroppi diventare una delle bandiere più riconoscibili dei granata. In oltre 200 presenze con la maglia del Torino, Agroppi contribuì a riportare il club a grandi livelli, vincendo due Coppe Italia (1967-1968 e 1970-1971) e divenendo un punto di riferimento per i tifosi, specialmente dopo il periodo oscuro che seguì la tragedia di Superga.
La carriera da allenatore: dal Pisa alla Fiorentina
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo nel 1977, Agroppi intraprese la carriera da allenatore, dove confermò le sue doti di grande stratega. La sua impresa più significativa fu quella di riportare il Pisa in Serie A nel 1981-1982, un trionfo che rimase nel cuore dei tifosi. Negli anni successivi, Agroppi allenò anche squadre come Perugia, Padova, Fiorentina e Como, dimostrando la sua versatilità e competenza su diverse panchine.
Nel 1984-1985, alla guida del Perugia, ottenne uno dei record più incredibili della Serie B: il minor numero di sconfitte in una stagione di venti squadre, con una sola partita persa, un’impresa che rimane ancora insuperata. Anche alla Fiorentina, seppur tra mille difficoltà e polemiche, riuscì a portare la squadra a un quarto posto, ma la sua avventura fiorentina venne segnata da contrasti con i tifosi e dalle tensioni con i giocatori.
Un finale di carriera travagliato
Gli ultimi anni della carriera da allenatore di Agroppi furono segnati da alcuni momenti di difficoltà. Dopo il declino alla guida del Como, che non riuscì a evitare la retrocessione in Serie B nel 1988, e una stagione travagliata all’Ascoli, si congedò dal calcio con un ultimo ritorno alla Fiorentina nel 1992. Purtroppo, la sua permanenza si concluse con un esonero a pochi giorni dalla fine della stagione, che vide i viola retrocedere in Serie B dopo 54 anni di militanza nella massima serie.
La vita oltre il calcio: il commento televisivo
Dopo aver lasciato il mondo delle panchine, Agroppi si dedicò anche all’attività di commentatore televisivo, diventando una voce nota nelle case degli italiani, anche grazie alla sua presenza su Rai Sport. La sua passione per il calcio e il suo stile di commento, a volte diretto e senza filtri, gli permisero di restare vicino al grande pubblico e di continuare a trasmettere il suo amore per lo sport.
Il ricordo e l’eredità
Aldo Agroppi lascia un’impronta indelebile nella storia del calcio italiano. Le sue vittorie con il Torino, i suoi successi da allenatore e il suo carattere fuori dal comune rimarranno per sempre legati al suo nome. La sua morte segna la fine di un’era per il calcio granata, ma anche per il calcio italiano in generale, che perde una delle sue figure più rispettate e apprezzate. Agroppi resterà nella memoria di tutti come un simbolo di passione, determinazione e amore per il calcio, una vera leggenda dello sport italiano.