È stata organizzata per il 18 aprile una giornata all’insegna della riflessione sulle morti che quotidianamente avvengono nelle carceri italiane. Ad indirla a Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale che ha coinvolto regioni, provincie e comuni. Nel corso dell’evento verranno letti significativi messaggi in memoria dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria che si sono suicidati nell’arco dell’ultimo anno. Destinatari dell’appello saranno soprattutto le istituzioni: dal ministero della giustizia ai membri di Camera e Senato il grido d’allarme è quello di frenare un fenomeno ormai troppo frequente. “Troppo spesso i luoghi detentivi sono considerati una discarica di esseri umani, anziché luoghi di riabilitazione”: è la considerazione di Samuele Ciambriello Garante campano.
La maggior parte dei detenuti vive, per più di 20 ore al giorno, in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle ore d’aria e il tema della salute mentale è più attuale che mai. Inoltre, secondo molteplici report, le carceri italiane risultano degradate e fatiscenti. Il 31,4 % delle carceri è stato costruito prima del 1950. La maggior parte di questi addirittura prima del 1900. Nel 60,5% dei casi infine è possibile trovare celle dove non è garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno.