Avrebbero finto di essere impegnati contro la mafia per avere una maggior credibilità davanti alla giustizia, e più libertà di movimento nell’ambito imprenditoriale sul territorio. Per I due fratelli Diana, figli di Mario Diana, vittima innocente della criminalità organizzata, Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha chiesto una pena di 7 anni e mezzo, per concorso esterno in associazione mafiosa.
I due uomini, titolari di un’azienda di riciclo della plastica, sarebbero vicini alla fazione del clan dei casalesi capeggiata dal boss Michele Zagaria. Avrebbero mentito anche sugli attentati subiti per mano della camorra che avevano denunciato nel tempo.
Secondo la requisitoria tenuta davanti al collegio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, i fratelli Diana sarebbero sempre stati dalla parte del clan con il quale avrebbero stretto un patto per godere di protezione e serenità operativa in modo da poter raggiungere una posizione imprenditoriale favorita sul territorio.
Inoltre, tramite le loro società , il gruppo criminale riusciva ad eludere sistemi anti riciclaggio, mediante il cambio assegni.
Sebbene i due fratelli si siano sempre definiti imprenditori antimafia, presentando anche denunce per presunte azioni intimidatorie subite, numerosi collaboratori di giustizia, con un passato vicino a Michele Zagaria, avrebbero accusato i due.
Il processo seguirà con gli interrogatori dei testimoni della difesa, intanto il pm Vanorio, oltre a chiedere la pena dei 7 anni e mezzo, ha chiesto anche il non luogo a procedere per morte del reo nei confronti di Armando Diana, zio dei due imputati.