A due anni dallo scoppio del conflitto in Ucraina, in Italia i prezzi al dettaglio di alcuni prodotti continuano a lievitare. Ad affermarlo è il Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) che ha messo a confronto i listini di pane, pasta e olio d’oliva in 5 grandi città italiane per capire come siano cambiati i prezzi dal periodo pre-conflitto a oggi. In Italia, secondo un’indagine di Altroconsumo dei mesi scorsi, il prezzo del pane è lievitato del 10% rispetto al 2022 con la città di Napoli che nonostante gli ulteriori recenti aumenti, mantiene comunque un costo più basso in relazione ad altre città italiane.
“Come noto l’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio del 2022 portò a forti tensioni sul mercato delle materie prime alimentari – ricorda Furio Truzzi, presidente del C.r.c. – Le quotazioni internazionali di grano e mais balzarono alle stelle come conseguenza del blocco alle importazioni da Ucraina e Russia, paesi produttori di materie prime ampiamente utilizzate in ambito alimentare. I prezzi al dettaglio dei prodotti venduti in Italia e direttamente interessati dal conflitto subirono sensibili rialzi, che a due anni di distanza non sembrano essere stati riassorbiti e continuano a pesare sulle tasche dei consumatori”.
Secondo l’Osservatorio mensile di Febbraio i consumi da parte dei cittadini sarebbero ridotti al lumicino e non basta rinunciare alla pizza del sabato o a qualche serata al cinema. Tre famiglie su dieci hanno dovuto chiedere aiuto ai propri familiari per tirare avanti.
Tornando al pane, a Napoli è aumentato in media del 23,9%, la pasta del 17%, con spaghetti, penne e fusilli che costano a Palermo il 19,3% in più su gennaio 2022 (+9,2% il pane). Le città del sud, però, sono quelle registrano dati in controtendenza per quanto riguarda i prezzi al dettaglio dell’olio di semi di girasole: qui i listini scendono del -13,2% a Napoli e del -4% a Palermo rispetto al periodo pre-conflitto, mentre Roma registra prezzi stazionari.