Nella giornata di oggi, i carabinieri del ROS, con il supporto del Comando Provinciale di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’arresto di 25 persone, di cui 20 in carcere e 5 ai domiciliari, accusate di una serie di gravi reati legati al clan camorristico Mallardo, operante nel comune di Giugliano in Campania e nelle zone limitrofe.
Le accuse contestate sono di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, tentata estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e corruzione. Tutti i crimini sono aggravati dall’uso del metodo mafioso e finalizzati a favorire le attività illecite del clan Mallardo, che, secondo gli inquirenti, avrebbe operato in modo sistematico, anche con l’obiettivo di alimentare la “cassa comune” dell’organizzazione, per il sostentamento degli affiliati e delle loro famiglie, anche quelle degli arrestati.
Un elemento centrale dell’inchiesta è l’ex sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, che, secondo le ricostruzioni degli investigatori, sarebbe stato il “perno” di un vasto sistema corruttivo. Poziello, oggi consigliere comunale, è accusato di aver intessuto un accordo con il clan Mallardo per garantirsi il successo alle elezioni comunali del 2020. In cambio di 10.000 euro, Poziello avrebbe promesso di favorire le aziende riconducibili al clan una volta rieletto.
La vicenda coinvolge anche altri esponenti politici e amministrativi, tra cui alcuni consiglieri comunali che, secondo gli investigatori, avrebbero spartito tangenti con il clan per ottenere vantaggi elettorali. Tra gli arrestati ci sono anche diversi membri della giunta comunale dell’epoca e altri soggetti legati all’amministrazione del territorio.
Il gip, alla luce dei fatti emersi, ha deciso per l’arresto in carcere di Poziello, in quanto ritenuto pericoloso, anche per la vicinanza delle elezioni comunali del 2025. Secondo gli inquirenti, l’ex sindaco avrebbe dimostrato un totale disinteresse per la legge e per le autorità competenti. La decisione di non concedere i domiciliari è stata presa anche in considerazione della possibilità che Poziello possa continuare a comunicare con l’esterno, rendendo quindi inefficace un eventuale monitoraggio tramite braccialetto elettronico.
Sequestro di beni e indagini in corso
Oltre agli arresti, il GIP ha disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore che si aggira intorno ai milioni di euro, tra cui terreni, fabbricati, aziende e società riconducibili agli arrestati. Le indagini sono tuttora in corso e potrebbero portare ad ulteriori sviluppi, anche in relazione ad altri coinvolgimenti di esponenti della politica locale e dell’amministrazione comunale.
Un’operazione che segna un altro passo importante nella lotta alla camorra e alla corruzione, dimostrando ancora una volta come le organizzazioni mafiose riescano a radicarsi nel tessuto sociale ed economico, influenzando le dinamiche politiche e amministrative, con gravi ripercussioni per la collettività.