Al maxi-processo sulle violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), un momento di tensione ha segnato la seduta odierna con la testimonianza dell’ex capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), Francesco Basentini. Dopo aver già risposto a domande del pm Alessandro Milita e dei difensori lo scorso 8 gennaio, Basentini è tornato in aula per chiarire ulteriori dettagli sull’episodio avvenuto il 6 aprile 2020, quando, in un contesto di emergenza Covid e rivolte carcerarie, il provveditore campano Antonio Fullone (imputato) ordinò una perquisizione nel carcere, un atto che sollevò delle polemiche.
Il pm Milita ha ripreso la dichiarazione di Basentini, in cui il magistrato aveva ritenuto corretta la perquisizione, nonostante la legge stabilisca che solo il direttore del carcere o il comandante della penitenziaria possano disporre tali atti. Basentini ha difeso la sua posizione, spiegando che la perquisizione fu necessaria dato il contesto di forte criticità organizzativa del carcere, dove non vi era un direttore titolare e la polizia penitenziaria e la direzione erano in conflitto.
La testimonianza ha però suscitato una reazione da parte di Milita, che ha contestato la dichiarazione di Basentini, ricordando che, nella seduta precedente, l’ex capo del Dap aveva ammesso di non essersi reso conto subito della natura autonoma della perquisizione. La tensione è salita quando il difensore di Fullone, Claudio Botti, ha accusato il pm di voler intimidire il teste, portando il presidente della Corte d’Assise, Roberto Donatiello, a intervenire per bloccare ulteriori domande su alcuni punti già trattati.
Un altro tema caldo emerso durante l’udienza è stato il fatto che Basentini non avesse informato il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, degli eventi a Santa Maria Capua Vetere, nonostante l’attenzione mediatica crescente e gli esposti dell’associazione Antigone. Il presidente Donatiello ha fermato il pm Milita, sottolineando che su questo punto Basentini aveva già fornito la sua risposta.
Il processo continua a monitorare le gravi violenze avvenute nel carcere, con 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici dell’Asl di Caserta.